Perché questa riforma?

Il sistema del credito cooperativo è in crisi, in primo luogo, a causa della perdurante stagnazione dell’economia italiana. Le deboli prospettive di crescita e la bassa redditività ostacolano uno sviluppo del settore bancario, favorendo un aumento delle posizioni creditizie problematiche. Ciò ha messo in difficoltà diversi istituti di credito, alcuni dei quali sono finiti addirittura in bancarotta. E, quindi, la domanda che ci si pone ora è: che fare? Chi risponde e chi paga in questi casi?

È nata così l’idea di un’unione delle banche cooperative in una sorta di sistema di garanzia, il cui capitale complessivo fosse sufficiente ad aiutare i propri membri in caso d’insolvenza.

Com’è nata l’idea di un gruppo bancario?

Naturalmente, il legislatore deve attenersi alla Costituzione anche nel varo di una riforma. In linea di principio, in base alla nostra carta fondamentale, vige la libertà imprenditoriale e pertanto anche le banche, nel rispetto di alcuni criteri in tema di organizzazione e dotazione patrimoniale, sono libere di operare e “fare impresa”. Solo attraverso la vigilanza bancaria, il governo ha la possibilità di esercitare la propria influenza in quest’ambito.

Di tale diritto lo Stato intende fare uso, stabilendo che una società cooperativa è autorizzata a esercitare l’attività bancaria solo se aderisce a un’entità superiore, la cosiddetta società “capogruppo”. Il governo intende così risolvere due problemi.

In primo luogo, e questo è il motivo principale, viene sancito il principio della responsabilità solidale delle banche cooperative con il loro patrimonio di garanzia, così che tutti gli istituti all’interno di un gruppo rispondono reciprocamente. In secondo luogo, la sorveglianza viene notevolmente semplificata, poiché all’organo di vigilanza bancaria spetta il solo controllo della capogruppo, cui è delegata la funzione di “monitoraggio” delle Casse aderenti.

Che cosa implica tutto questo per le singole Casse Raiffeisen?

In futuro, la società capogruppo dovrà esercitare la funzione di guida e coordinamento delle banche cooperative. Affinché possa svolgere tale compito, saranno necessarie delle norme interne vincolanti e un regolamento che disciplini il rapporto delle singole Casse rispetto alla capogruppo, ma anche tra loro.

Ciò comporta alcune limitazioni all’autonomia operativa di ciascuna Cassa Raiffeisen, che continuerà a esistere come una società cooperativa, in cui l’assemblea generale elegge il consiglio d’amministrazione, ma il cui spazio di manovra sarà delimitato dai vincoli posti dalla capogruppo.

La grande sfida in tal senso consiste nell’attuazione dei cambiamenti richiesti dalla legge in modo da preservare, per quanto possibile, i principi cooperativi. Nonostante le linee guida generali stabilite dalla capogruppo, la Cassa Raiffeisen locale dev’essere infatti posta nelle condizioni di adempiere alla sua funzione, che consiste nell’essere al servizio di soci e clienti in loco. Solo così ha un significato, essendo questa, da sempre, la sua (unica) missione.

Quali sono le maggiori limitazioni previste?

In futuro, la gestione dell’attività bancaria sarà in parte soggetta a regole standardizzate.

Ciò interessa, per un verso, le concessioni creditizie: il nostro compito consiste, infatti, nella raccolta di mezzi e nella loro redistribuzione, sotto forma di crediti, a soci e clienti. In futuro, i criteri di erogazione dei finanziamenti dovranno essere concordati con la capogruppo e ciò potrà comportare alcune modifiche alla politica creditizia e dei rischi attuata dalla singola Cassa Raiffeisen. Per gli istituti che fino ad ora hanno avuto una gestione poco improntata alla cautela, ciò potrà essere necessario per prevenire eventuali insolvenze (che sarebbero a carico di tutte le altre Casse Raiffeisen). Per altre Casse, invece, che hanno sempre svolto i loro compiti “diligentemente”, operando all’insegna della correttezza e della prudenza nelle concessioni creditizie, tali limitazioni potranno tradursi in svantaggi.

Anche per quanto riguarda la presenza sul mercato e l’offerta di servizi, si applicheranno linee guida unitarie, che non sempre avranno riflessi positivi, poiché la Cassa Raiffeisen non potrà più concentrarsi esclusivamente sul proprio bacino d’utenza e tarare la propria politica commerciale sulle esigenze di soci e clienti. Dovranno quindi essere osservate delle regole che potrebbero non adattarsi perfettamente alla realtà della singola Cassa.

Qual è, a Suo avviso, la conseguenza più sfavorevole della riforma?

In seguito alla creazione di questo sistema di garanzia, la Cassa Rurale perderà il diritto esclusivo sul capitale raccolto e imputato a bilancio tra le riserve. Questo patrimonio diventa così un capitale di garanzia, a disposizione del gruppo in caso di bisogno. Ciò, naturalmente, è uno svantaggio per le Casse Raiffeisen che, in passato, hanno operato con prudenza e cautela, accantonando denaro per i casi di emergenza: tale capitale verrà infatti trasferito laddove ci sarà bisogno e, per così dire, sarà utilizzato per coprire gli errori delle Casse che hanno operato meno scrupolosamente.

Che cosa rimane della nostra cooperativa? È del tutto perduta?

In base a una mera analisi numerica, la Cassa Rurale di Bolzano esce “penalizzata” da questa riforma. Tuttavia, poiché siamo la Cassa Raiffeisen con la maggiore capitalizzazione, possiamo vantare un importante quota di capitale, nella speranza che ci consenta di determinare il destino futuro all’interno della capogruppo.

Inoltre, il patrimonio di una cooperativa non è costituito solo dal capitale: disponiamo di validi collaboratori che affiancano i nostri soci e clienti in veste di esperti e consulenti bancari. Queste persone rimarranno nella Cassa Rurale di Bolzano, continuando a costituire un elemento non indifferente delle nostre potenzialità.

Dal punto di vista della Cassa Rurale di Bolzano, nutro dei dubbi in merito all’opportunità di questa riforma; tuttavia, facciamo parte del sistema e dobbiamo aderirvi. Se a livello nazionale può essere necessaria per costringere le banche ad assumersi una responsabilità solidale, per noi, che abbiamo sempre lavorato all’insegna della prudenza, purtroppo ne derivano numerosi svantaggi. Il nostro obiettivo dev’essere comunque quello di preservare la cooperativa nella sua forma originaria: una società simile funziona solo se sussiste un rapporto tra soci e amministrazione, mentre in caso contrario non ha senso d’esistere.

Quali opportunità cela il Gruppo Raiffeisen per le singole Casse e per i clienti?

Come già accennato, la responsabilità collettiva di tutte le Casse Raiffeisen all’interno di un gruppo bancario (il gruppo “Alto Adige”, che include tutte le Casse Raiffeisen ad eccezione di quelle che non aderiranno) comporta vantaggi per i clienti che hanno depositato i propri risparmi presso una Cassa Raiffeisen dalla politica commerciale molto aggressiva. Questi possono infatti trarre beneficio dalle proposte della loro banca, sotto forma di una remunerazione sui loro depositi a tassi superiori rispetto al mercato. Si tratta di condizioni che possono essere offerte solo correndo rischi maggiori: aderendo al gruppo bancario, tuttavia, queste banche non devono rispondere in prima persona di eventuali “errori” e, in caso di difficoltà, possono ricorrere al capitale di garanzia collettivo.

I clienti, invece, che richiedono un finanziamento, grazie a una politica creditizia più oculata all’interno del gruppo, potrebbero aver accesso a importi di maggiore entità, rispetto a quanto potevano conceder loro le singole Casse Raiffeisen. L’obbligo di copertura patrimoniale a fronte dei crediti concessi e il tetto massimo stabilito dalle norme di vigilanza, in passato, poteva precludere alle Casse di piccole dimensioni l’erogazione di crediti più elevati, ma ciò ora potrebbe cambiare.

Qual è il contributo per il futuro che possiamo dare noi come Cassa Rurale e come singoli soci?

Dobbiamo far sentire la nostra voce. Soci e clienti devono scegliere consapevolmente la Cassa Rurale di Bolzano: non possiamo essere “rimpiazzabili” e i nostri soci non devono considerarci come una “banca qualunque”, bensì fare di noi la “loro” banca. Solo così possiamo rafforzare la posizione del nostro istituto all’interno del gruppo e, di conseguenza, esercitarvi un’influenza maggiore. Si tratta di aumentare la consapevolezza collettiva, rispetto all’adesione a un’entità di dimensioni più ampie.

Questa è la prima vera e propria informativa ai soci, anche se della creazione di un gruppo bancario si parla già da inizio anno. Perché i soci non sono stati coinvolti prima su questo tema?

Se a livello di compiti la riforma è già stata definita, i dettagli non sono ancora noti e, pertanto, non siamo in grado di comunicare notizie certe. Anche molte questioni riguardanti regolamenti e singole funzioni devono essere ancora chiarite. Inoltre, la stessa capogruppo dev’essere creata e/o la struttura esistente adeguata. È necessario portare le diverse istanze su un comune denominatore, che trovi applicazione a livello pratico. Allo stesso modo è possibile che, nell’ambito di quanto stabilito dalla legge, vengano costituiti più gruppi: anche questo spianerebbe la strada a nuove opportunità, rendendo necessarie riflessioni e approfondimenti.

Erich Innerbichler